“Sono in burnout!” è una frase che sentiamo sempre più spesso tra colleghi, amici, conoscenti.
La usiamo quasi con leggerezza, come fosse uno stato passeggero; finché un giorno, silenziosamente, qualcosa si incrina dentro di noi. Il corpo comincia a inviare segnali: stanchezza persistente, tensioni muscolari, dolori diffusi, calo delle difese immunitarie. I nervi a fior di pelle, le emozioni diventano instabili, le relazioni ne risentono. Improvvisamente, non siamo più noi stessi, eppure continuiamo a trattarci come se fossimo una macchina che deve produrre in qualsiasi caso. Ci trasciniamo, consapevoli di essere stressati ma incapaci di fermarci. Fatichiamo a rilassarci, a proteggerci con confini sani, a ritagliare effettivi spazi di ristoro.
Il burnout è una condizione sempre più diffusa, figlia di un tempo che ci vuole sempre produttivi, veloci, adattabili. Non si tratta solo di stanchezza: è un esaurimento profondo, psico-fisico, che intacca la nostra identità, il nostro corpo, la nostra creatività, le nostre relazioni.
E se il burnout colpisce ogni dimensione della persona, la cura non può limitarsi alla mente. Oggi le terapie più efficaci sono quelle che coinvolgono anche il corpo, la consapevolezza sensoriale, la capacità di creare. Solo così si può riattivare un processo autentico di trasformazione e benessere.
Come si cura davvero il burnout?
Oggi sappiamo che non basta comprendere intellettualmente le cause del nostro malessere. Nei casi di burnout, il sistema mente-corpo entra in una vera e propria crisi: il sistema nervoso si disregola, superando cronicamente quella che chiamiamo “finestra di tolleranza”. Il primo passo è ristabilire un equilibrio profondo e sostenibile, con attenzione e rispetto per il nostro ritmo interiore e fisiologico.
Il corpo: luogo della guarigione
Il corpo è la nostra prima forma di linguaggio, è dotato di saggezza e di una bussola che ci indica quando stiamo andando oltre i nostri limiti.
Secondo il neuroscienziato V. Gallese, pioniere nello studio dei neuroni specchio, il corpo non è un semplice contenitore delle emozioni, ma un costruttore attivo del nostro senso di sé. Sentire il corpo in modo consapevole è essenziale per regolare le emozioni e tornare a uno stato di equilibrio.
Anche la Teoria Polivagale di Stephen Porges offre una cornice chiara: il nostro sistema nervoso autonomo, quando sottoposto a stress cronico, perde flessibilità. Il corpo registra lo stress e lo conserva, influenzando il nostro modo di pensare, sentire e relazionarci.
Per questo, pratiche come il Somatic Experiencing, lo yoga terapeutico, la danza-movimento terapia o la mindfulness psicosomatica non servono solo a rilassarci, ma a ricostruire una sicurezza interna, radicata e profonda.
Nel setting terapeutico, percorsi personalizzati possono aiutare a sperimentare momenti di regolazione emotiva, ascolto e riorganizzazione delle risorse. È così che il corpo diventa protagonista della guarigione.
Sbloccare la creatività: un atto terapeutico
Uno degli effetti più devastanti del burnout è la perdita della creatività: la nostra capacità di sognare, immaginare, dare forma al nuovo. È come se tutto si bloccasse.
In risposta, molte terapie contemporanee integrano l’uso dell’arte, della scrittura, del teatro e del gesto creativo come strumenti di espressione e trasformazione. L’obiettivo non è estetico, ma esperienziale: creare diventa un atto di libertà.
La creatività riattivata diventa energia che scorre, emozione che si muove, vitalità che ritorna. È in questo fluire che possiamo iniziare a sentirci di nuovo vivi.
“Bisogna avere in sé un caos per generare una stella danzante.”
— Friedrich Nietzsche
Prendersi cura di sé: un atto radicale
Combattere il burnout non significa semplicemente “staccare la spina” o “riposare”. Significa ricostruire un dialogo profondo con il corpo, le emozioni e la creatività. Significa accettare di rallentare, ascoltare, scegliere con coraggio un’altra direzione.
Le terapie psicologiche integrate, che uniscono lavoro somatico, regolazione emotiva e pratiche creative, rappresentano una nuova via per ritrovare benessere. Una psicologia olistica, incarnata e rispettosa, che ci ricorda che non siamo macchine da riparare, ma esseri complessi da accogliere.
In un mondo che ci vuole sempre attivi e performanti, imparare a prendersi cura di sé è un atto rivoluzionario. Ma è anche il primo passo verso una vita più autentica, più libera, più nostra.
Prendersi cura di sé non è un lusso, ma una pratica quotidiana, essenziale per ricostruire equilibrio e vitalità. Ecco tre strategie semplici ma potenti che puoi iniziare ad adottare anche da subito:
1. Il rituale: creare spazi di silenzio e lentezza
In una vita scandita da notifiche e urgenze, anche dieci minuti al giorno di silenzio possono fare la differenza. Che sia una camminata consapevole, un respiro profondo o semplicemente il “permesso di non fare”, ritagliarsi spazi privi di stimoli è un modo per ascoltare il corpo e regolare il sistema nervoso.
Inizia con 10 minuti al giorno di “Rituale di non-fare”, magari in natura o in uno spazio sicuro per te.
2. Creazione: esprimere ciò che senti in forma creativa
Scrivere un diario, disegnare, dipingere, muoversi liberamente a ritmo di musica… non servono competenze artistiche, ma solo il desiderio di mettere fuori ciò che dentro preme. La creatività non è performance, è presenza.
Scegli un mezzo espressivo e sperimenta senza giudicarti: fallo per te, non per il risultato.
3. Presenza: coltivare la regolazione corporea
Il corpo ha bisogno di sentirsi al sicuro per potersi rilassare. Pratiche come la respirazione consapevole, lo stretching dolce o semplici esercizi somatici possono aiutare a tornare in una zona di tolleranza.
Prova a portare l’attenzione al respiro tre volte al giorno, anche solo per un minuto, per ancorarti al momento presente.
Se desideri imparare o essere guidato in alcune pratiche o intraprendere un percorso contattami per approfondire.
Dr.ssa Francesca Peruzzi – Psicologa | danza movimento terapeuta
Psicologia olistica, terapia somatica e espressiva, mindfulness.
www.francescaperuzzi.it
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